Il mondo del lavoro è per definizione competitivo. All’aumentare del prestigio di una posizione lavorativa, aumentano le persone che si contendono quel posto: mors tua vita mea.

Questa logica vale anche per quelli ambienti lavorativi in cui i rapporti tra colleghi sono buoni e la convivenza in ufficio piacevole. Un discorso sono i buoni rapporti con i colleghi, ma la carriera è tutto un altro paio di maniche.

Gli estroversi sono più competitivi

La chiave per essere apprezzato dal tuo capo è quella di fargli notare quanto sei bravo. Questo è ovvio.

Per farti notare non basta essere bravo in quello che fai per lavoro, devi anche saperti vendere.

Prendiamo due colleghi che sanno fare le stesse cose, uno dei due durante la pausa caffè ha la battuta pronta mentre l’altro se ne sta in disparte un po’ taciturno. Quale dei due avrà più possibilità di entrare nelle grazie del capo?

Inoltre, ipotizzare che due persone siano esattamente allo stesso livello sul piano lavorativo è una forzatura, perché non è possibile che siano proprio uguali. Allora le differenze tra i due, anche se minime, diventano importanti. L’estroverso troverà sempre un modo per esaltare quella cosuccia che sa fare in più rispetto al suo collega introverso, che invece non riuscirà a fare lo stesso dando l’impressione di valere un po’ meno.

Il valore nascosto degli introversi

Esiste però una qualità peculiare sulla quale gli introversi sono imbattibili: sapersi guardare attorno, cogliere le sfumature delle relazioni sociali e posare l’attenzione anche sui dettagli più piccoli di qualsiasi questione. Non è una cosa che si impara, è vera e proprio attitudine a osservare il mondo.

Questa qualità è molto importante nella vita, anche se, metaforicamente, è molto distante dall’urlare dentro a un megafono il proprio valore.
Capire e valorizzare gli introversi sul posto di lavoro

Mi rivolgo ai datori di lavoro, a persone che gestiscono il personale o devono far funzionare un’azienda: occhio alle persone introverse, sono una risorsa molto preziosa.

La prima cosa da fare è distinguere l’introverso dalle persone pigre o da quelle disinteressate al lavoro. Non è difficile, basta osservare come reagiscono dopo aver commesso un errore. Se mantengono la calma, si dimostrano tranquilli e minimizzano quanto accaduto, allora fanno parte della seconda categoria.

L’introverso invece quando viene ripreso per aver fatto qualcosa di sbagliato ci resta molto male, perché sa che non può difendersi con le parole, solo i fatti possono parlare per lui. E se i fatti lo colgono in difetto allora è scoperto.

Una volta capito che avete a che fare con un introverso coinvolgetelo nelle riunioni e nei brainstorming ma non aspettatevi che sia molto partecipativo. Il suo cervello macina pensieri laddove quello degli altri è impegnato a dire cose di dubbio valore. Chiedete il suo parere alla fine della riunione e vedrete che vi offrirà un punto di vista estremamente originale.

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